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Molti nomi, sono nessun nome.

enemy

Il nemico non è l’ideologia.
Non è la religione, non è una razza, non è un club privato né una lobby né un clan.

Il nemico c’è, e la sua natura è perversa.
Perversa, perché nasce per servire la nostra vita, e poi la rende schiava. Nasce per migliorarci e offrirci opportunità, e poi ci rende miseri e ci costringe a scelte a lui funzionali.
Perversa, perché non ha un volto, una identità: ruba ogni volto, ruba ogni identità. Nasce servendola, nell’illusione di darle più spazio e agio, poi la schiaccia e la rende sua, distruggendo facce e idee.
Perversa, perché risorge sempre, non vive in un corpo, emerge da qualsiasi corpo e lo fa suo strumento. E per quanti corpi asserviti vengano sconfitti, lui non muore mai: trasmigra nel corpo di chi lo ha appena sconfitto.

Il nemico ha molti nomi: molti nomi, sono nessun nome.
Si chiama denaro, si chiama moda, si chiama politica, si chiama cultura, si chiama tradizione, si chiama convenienza, si chiama buonsenso. E appena viene sconfitto, si chiama rabbia, si chiama rivoluzione, si chiama cambiamento, si chiama nuova speranza.
Non appena diviene tramonto, ecco che si chiama alba.

Il nemico c’è, ha un’anima ed ha un nome.
La sua anima è: codardia.
Il suo nome è: struttura.

Il nemico, siamo noi.


2 Risposte to “Molti nomi, sono nessun nome.”


  1. 1 antigonewoland
    30 giugno 2013 alle 16:49

    cià son von calypso 😉 ma perchè uno dovrebbe avere per forza un nemico? E credo che questa necessità, questo bisogno di avere un nemico – questa nemico-dipendenza sia nefasta per il genere umano. Personalmente il mio scopo vitale è perseguire i miei personali obiettivi e quando sulla mia strada capita un’ostacolo il mio pensiero è di superarlo procurando il minimo danno a me stessa; nel caso poi che questo ostacolo sia la volontà contraria del mio prossimo, senza danno almeno nei miei intenti, verso questo prossimo. Va da se che se questo prossimo si ostina a rompermi le balle io di certo non porgo l’altra guancia e combatto. Ma combatto in maniera da rendere innocua la sua capacità di ostacolarmi. Il che significa, sostanzialmente, che è un problema prima di tutto mio che suo. Chiamarlo nemico? non direi. Nel mio agire, anche “contro”, chi mi ostacola nel raggiungere i miei obiettivi non c’è nulla di personale, il che non lo rende chiaramente mio nemico.

  2. 9 settembre 2016 alle 00:29

    la necessità ossessiva dell’antagonista e quella di crearlo si è insinuata in interstizi talmente cementati neile profondità biologiche da rimanere il nostro più stuzzichevole , affidabile, rassicurante compagno di giochi. Ci misura e ci allena, ci garantisce costantemente una soffusa percezione di inadeguatezza alla lotta. Ciò che ci offre il nemico, smolecolizzato nell’idea più solubile del male, null’altro è che consolatoria giustificazione, finalità superba di motivazione alla vita, strumento di dominio e di seduzione. Conferisce all’esistenza un grado di nobilità se ben comunicata, sia nel caso di complicità col nemico che di opposizione. Occorrerebbe avere rispetto di un buon nemico anche perchè tutta la letteratura, a ben vedere, sarebbe allo sbando di contenuti


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Stefano Re

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