La parola Dio, con tutti i sottocodici che la hanno accompagnata, non è PER NULLA un gioco di parole di tipo teorico e filosofico *e basta*. E’ prima un gioco di parole teorico e filosofico ed è POI una ricaduta pragmatica che ha comportato effetti diciamo abbastanza visibili nel corso dei secoli. Cosette tipo genocidi, crociate, vite dedicate ad esso, vite salvate in suo nome, vite stroncate in suo nome, sistemi politici nati cresciuti o cancellati per esso.
Ma stiamo anche nel piccino, che magari ci tocca di più: un gioco di parole chiamato Dio finisce col decidere se un gay viva bene questa sua pulsione o la viva male, magari per tutta la vita. Decide se la fanciulla che corteggi te la dà oppure no (in molti valuteranno questo aspetto più importante di crociate e genocidi, immagino). Decide se antenne di Radio Maria faranno o meno ammalare i tuoi figli e se un tribunale le farà togliere o invece no. Decide se l’IMU lo paghi tu e anche loro oppure solo tu. Decide a volte se un tal libro possa o meno aver diritto ad essere usato in una università oppure no. Decide un sacco di cose.
Certi “giochi di parole” fanno ben altro che far passare il tempo in un forum o soddisfare l’ego di Stefano Re.