Le macine girano, gli ingranaggi scattano, le ruote solcano il terreno sul loro asse e portano avanti il mondo e la mia vita, senza fermarsi. Non si fermano se lo sussurri, non si fermano se lo chiedi, non si fermano se lo ordini e neppure se lo preghi. Quel che resta indietro è tanto e a volte è ingiusto ma non puoi farci nulla tranne restare a guardare con occhi tristi tutto il tempo, tutto lo spazio che non hai avuto per vivere ciò che speravi – il tuo desiderio più grande – rimane indietro.
E col sole sulla testa e le bandiere che sventolano sulla tua carrozza getti uno sguardo alle spalle e non trovi più quel che ricordavi ma altro. Dov’era lo steccato che hai saltato con tanta fatica e paura ora c’è solo una striscia scura, indistinguibile dalle fila dorate di grano che confondono lo sguardo – dov’erano le parole che hai letto e sussurrato mentre chiudeva gli occhi sul tuo petto ora c’è solo il murmure di un fiume senza nome, che scorre verso un oceano mare che nemmeno vedrai – dov’era il calore delle terme che ti hanno carezzato di sogni c’è solo una macchia grigia che potrebbe essere un sasso, una stalla, un’ombra, qualsiasi cosa – qualsiasi cosa.
E se tutto scorre in te, scivola via anche il sogno come rena tra le dita, scivola via e ti lascia leggero, quasi trasparente, in attesa di colori che ti riempiano gli occhi.
Promettimi, promettilo: non sarai un ricordo. La vita non è un ricordo. La vita ha bisogno di carne e sangue e merda per esserci davvero.
Prometti, ora.
Stefano Re © settembre 2009
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