Ho avuto una gran vita.
Stamattina rileggevo, curioso e quasi imbarazzato, quel che ho vissuto a 15, a 18, a vent’anni. Rileggevo le cotte, le sbronze, le notti infinite e i personaggi improbabili che le hanno popolate. Rileggevo le corse in moto, in macchina, i pomeriggi a bere e lanciare pesche dal balcone, quelli a combattere per un fazzoletto di terra o un pallone sottocasa. Rileggevo la politica, le lotte e il coraggio, le scuole e i libri e i professori, quelli che avevano qualcosa da dire e quelli che dicevano tanto senza dire mai nulla.
Rileggevo la scoperta dell’amore, della sua forza e della sua ineluttabilità, del suo immenso calore e del freddo infinito che lascia quando scompare. Rileggevo la gentilezza delle carezze e la violenza delle parole.
Rileggevo i miei 23, 26, 28 anni. Rileggevo i viaggi, i locali, le radio, le feste, i vagabondi, gli artisti. Rileggevo i quadri, i materassi e il vino e le puttane, rileggevo il calore dei sorrisi e la durezza dei pugni, rileggevo i parchi e le ciliegie, le donne – le donne rileggevo e sorridevo imbarazzato. Rileggevo la follia dell’arte, della poesia e dei colori, le mostre e i mostri, il sesso e i sogni e le scoperte – le scoperte della vita che si consuma un minuto alla volta. Rileggevo i cadaveri sul tavolo di ferro, la pistola nella fondina sotto la giacca, le impronte spazzolate sulle pareti.
Rileggevo i miei 30anni, la nausea e il ritiro, la stanchezza del mondo e delle sue sbornie, la ricerca di spazi segreti e preziosi, il valore di ciò che è nascosto e discosto dal flusso della vita e dal vociare della folla. Rileggevo i miei 35 e l’insegnare, sorseggiare la vita altrui che fiorisce e ti guarda con occhi nuovi e diversi – eppure così uguali.
Ed ora leggo ciò che sono, tutto ciò che sono e che mi guarda dallo specchio.
Leggo ciò che sono e sorrido.
Ho avuto una gran vita, e ne vado fiero.
Stefano Re © Settembre 2009
Un pò di invidia….
ed il bello deve ancora venire… parola di genio!